Igiene dell'acqua potabile

L'obiettivo comune perseguito da progettisti, installatori e gestori è quello di garantire una disponibilità di acqua potabile in qualsiasi punto di prelievo di qualità e in quantità sufficiente.
Igiene
La qualità dell’acqua destinata al consumo umano, così come intesa dalla Direttiva Europea CE/98/83 e dal D.L. 31/2001 e s.m.i., può essere alterata principalmente da due tipologie di fattori esterni:
- Fattori chimici
- Fattori microbiologici
Partendo dal presupposto che la qualità delle acque approvvigionata dagli acquedotti italiani sia mediamente elevata (senza la presenza di sostanze inquinanti), occorre focalizzare l’attenzione sugli aspetti microbiologici, intesi come batteri che proliferano negli impianti idrici e potenzialmente dannosi per l’essere umano, presenti negli impianti interni agli edifici.
Statisticamente i principali batteri riscontrabili nelle acque destinate al consumo umano sono riconducibili a due famiglie: Pseudomonas Aeruginosa e Legionella Pneumophila.
Pseudomonas Aeruginosa
Questo batterio è uno dei principali agenti patogeni trasmissibili attraverso l'acqua destinata al consumo umano - in particolar modo abbinato ad altre infezioni che si possono sviluppare nell'ambiente ospedaliero. Questo microrganismo ubiquitario cresce ad una temperatura che oscilla tra i 25 e 30 °C, può essere molto aggressivo e provocare infezioni estese che possono causare la morte dei tessuti e il decesso per setticemia.
Legionella Pneumophila
Questo batterio fu isolato la prima volta nel 1976 in seguito ad un incontro di anziani veterani della Legione Americana che si tenne a Philadelphia in Pennsylvania (da qui il nome legionellosi). L'infezione colpì oltre 200 persone con 34 morti. Casi analoghi vengono spesso ripresi dalla stampa. La percentuale di casi mortali tra coloro che hanno contratto la malattia si aggira tra il 10 e il 15%. Il microrganismo si sviluppa ad una temperatura ideale di 37°C, ovvero la temperatura corporea dell'essere umano.


Consigli per arginare la proliferazione batterica |
Preservare una buona qualità dell'acqua destinata al consumo umano deve essere l'obiettivo comune di coloro che progettano, installano, gestiscono il funzionamento e manutengono la distribuzione idrica. Qui di seguito alcune semplici misure di prevenzione che è possibile mettere in atto per limitare la proliferazione del batterio: |
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Diffusione e proliferazione batterica
Il batterio della Legionella, ovvero quello maggiormente legato agli aspetti impiantistici, si diffonde tramite il cosiddetto principio dell'aerosol, ovvero la nebulizzazione di micro gocce di acqua di dimensioni inferiori a 5 µm.
I principali sintomi della legionellosi sono spesso confondibili con quelli di una comune polmonite, ma con effetti che possono risultare ben peggiori. Il batterio colpisce soprattutto persone immunodepresse, fumatori, bambini e anziani, privilegiando l'uomo rispetto alla donna: il contagio dell'uomo infatti è statisticamente più probabile di ca. 3 volte rispetto a quello della donna. Il batterio non è contraibile semplicemente bevendo acqua e non è trasmissibile da persona a persona.
Il batterio della Legionella prolifera in presenza di acqua stagnante, soprattutto negli impianti idrici e sanitari e negli impianti di condizionamento con sistemi di umidificazione. Il batterio trova il proprio habitat naturale con temperature dell’acqua comprese tra 20 °C e 50 °C.
Norme e leggi
Ai sensi del D.M. 37/2008 gli impianti idrici e sanitari, indipendentemente dalla propria destinazione d’uso e dalle proprie dimensioni, sottostanno all’obbligo di progetto realizzato da un progettista abilitato o quantomeno da schema redatto dal responsabile tecnico della ditta installatrice. Tali elaborati devono essere tassativamente allegati alla Dichiarazione di Conformità degli impianti.
La Direttiva Europea 98/83/CE, recepita in Italia con il D.L. 31/2001, definisce la qualità minima dell’acqua da garantire agli utenti. Qualità di cui sono responsabili il progettista, l’installatore e il manutentore dal punto di consegna dell’acqua nell’impianto domestico, sino al rubinetto.
Il D.M. 174/2004, che risulta essere un ulteriore recepimento della Direttiva Europea di cui sopra, indica la lista positiva dei materiali utilizzabili nel contesto di impianti di acqua potabile; ogni produttore è tenuto a rendere disponibile la dichiarazione di conformità a tale decreto.
La norma UNI 9182:2014, recentemente adeguata ai principali standard europei in materia di salvaguardia della qualità delle acque, rappresenta il riferimento per la progettazione degli impianti idrici e sanitari, fornendo ai progettisti le specifiche per un corretto dimensionamento e un’idonea impostazione delle reti.
Le normative UNI EN 806, invece, integrano le informazioni fornite dalla norma nazionale per quanto riguarda l’avviamento e la gestione degli impianti idrici e sanitari.
Il rapporto tecnico UNI CEN/TR 16355 costituisce un utile strumento per affrontare gli aspetti pratici installativi degli impianti idrici e sanitari, risultando quindi un valido strumento anche per gli idraulici e i manutentori.
Le Linee Guida per la prevenzione della legionellosi sono ad oggi il principale testo italiano in materia di Legionella; oltre a illustrare gli aspetti teorici del batterio, il testo (recentemente revisionato) specifica i principali accorgimenti da mantenere per la salvaguardia degli impianti sanitari. Tra questi argomenti spicca l’indicazione relativa alla gestione della corretta temperatura dell’acqua, che secondo le Linee Guida, deve essere mantenuta al di fuori dell’intervallo di proliferazione batterica ottimale (20-50 °C).
A tal proposito è utile sapere che in Italia vige, il D.P.R. n. 412 del 6/8/1993 art. 5 (testo di riferimento per il risparmio energetico), che prescrive una temperatura massima dell’acqua al punto di produzione di 48 (+5) °C per gli impianti centralizzati di tipo abitativo.
Come appare evidente, si è quindi creato un conflitto tra l’indicazione delle Linee Guida e quello del D.P.R. 412/1993; tale contrasto è stato ulteriormente accentuato dalle indicazioni fornite dalle normative di progettazione (UNI EN 806 in particolare), le quali sottolineano di mantenere la temperatura dell’acqua calda a livelli superiori ai 60 °C in tutta la rete di distribuzione, allo scopo di limitare la proliferazione di batteri quali la Legionella.
Documenti di riferimento per una progettazione e un'installazione a norma |
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Progettazione
I presupposti per la tutela dell'igiene dell'acqua potabile si riscontrano in una corretta progettazione dell'impianto idrico sanitario.
Alla base della realizzazione di un impianto ineccepibile vi è la corretta scelta dei materiali costituenti le tubazioni, i raccordi e le valvole, il razionale dimensionamento e schema di impianto oltre che la garanzia di un regolare ricambio di acqua.
Installazione e messa in servizio

Il concetto di igiene dell'acqua potabile deve iniziare ben prima della sua uscita dal rubinetto: già in fase di produzione, di trasporto, di stoccaggio e di montaggio è necessario garantire la massima pulizia dei componenti destinati al contatto con l'acqua potabile.
La fase che va dall’inizio degli interventi di installazione fino alla messa in servizio è di importanza decisiva per le successive caratteristiche dell’acqua.
Trasporto, immagazzinaggio e installazione
Tutti i componenti destinati alle installazioni di acqua potabile devono essere opportunamente trasportati e immagazzinati. Devono essere utilizzati soltanto componenti che presentano una superficie pulita. Pertanto i raccordi a pressare devono essere estratti dall’imballaggio solo immediatamente prima del loro utilizzo. I tubi o i tratti di tubi che non sono chiusi da tappi possono essere protetti contro lo sporco dai cappucci proposti da Viega.
Prova di tenuta
Anche in fase di prova della tenuta dell’impianto, di lavaggio e di messa in servizio delle tubazioni, è necessario procedere con la stessa accortezza riservata alle fasi di progettazione e installazione.
La prova di tenuta con acqua potabile è consigliata solo nei casi in cui è prevista la messa in servizio dell’impianto in tempi brevi, al fine di limitare una prolungata stagnazione dell’acqua con evidenti rischi microbiologici. Se l’arco temporale tra la prova di tenuta e la messa in servizio dell’impianto è elevato (generalmente superiore a 7 giorni), oppure se le tubazioni sono installate in condizioni climatiche avverse (rischio gelo), è sempre preferibile eseguire la prova di tenuta a secco (ad aria), eliminando quindi qualsiasi rischio di proliferazione batterica derivante dalla stagnazione dell’acqua residua.
Tutti i raccordi di Viega sono dotati del dispositivo SC-Contur, utile a rilevare immediatamente un raccordo accidentalmente non pressato durante il riempimento dell’impianto per il collaudo; il dispositivo è funzionante sia con acqua (con pressioni di prova comprese tra 1 e 6.5 bar) e anche con aria o gas inerte, già a partire da 22 mbar.
Funzionamento
La responsabilità relativa alla qualità dell'acqua potabile deve essere condivisa anche con coloro che gestiscono l'impianto durante il normale esercizio.
Si riportano di seguito le regole base per la corretta gestione di un impianto di acqua potabile nelle fasi di collaudo e funzionamento:
- eseguire la prova di tenuta con acqua solo nei casi in cui è prevista la messa in servizio dell'impianto in tempi brevi (e comunque entro 7 giorni); in alternativa è preferibile eseguire la prova di tenuta a secco (ad aria), eliminando qualsiasi rischio di proliferazione batterica derivante dalla stagnazione dell'acqua residua
- riempire l‘impianto solo immediatamente prima della sua messa in servizio. Se la messa in servizio o l’utilizzo vengono ritardati, eseguire e documentare un programma di flussaggio come da indicazioni fornite dalla EN 806
- consegnare al gestore la documentazione relativa al percorso delle tubazioni e il relativo progetto previsto dal D.M. 37/2008
- consegnare i protocolli relativi alla prova di tenuta, al lavaggio e alla messa in servizio
- isolare le tubazioni nel rispetto della legislazione vigente (D.P.R. 412/93) e con materiali di spessore adeguato, al fine di escludere un’alterazione della temperatura dell’acqua calda o fredda
- informare sui rischi connessi alla legionellosi e proporre un contratto di manutenzione con la finalità di limitare l’insorgere del batterio
- istituire, come consigliato dalle Linee Guida per la prevenzione della Legionellosi 2015, un apposito registro degli interventi di manutenzione
Qualora si intenda abbinare i sistemi a pressare Viega con metodi di disinfezione approvati ed elencati nelle Linee Guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi del 2015, è possibile contattare il Centro Servizi per la necessaria verifica di compatibilità con i materiali. Tutte le misure di disinfezione sono efficaci soltanto in presenza di una quantità sufficiente di acqua, e comunque non eliminano mai del tutto le cause dei problemi (servono soltanto come misura immediata fino al termine della sanificazione).
Fondamentalmente si consiglia la disinfezione termica poiché è l’unica a raggiungere la base del biofilm. Tra le misure chimiche vanno preferiti in generale, grazie alla loro maggiore compatibilità con i materiali, il perossido di idrogeno (H2O2) e il biossido di cloro. Le misure di protezione degli utenti dai processi di disinfezione devono tenere conto della destinazione d’uso dell’edificio e della tipologia di utenza (bambini, disabili, anziani, ecc). In caso di disinfezione chimica occorre sempre eseguire successivamente un lavaggio fino a raggiungere di nuovo le concentrazioni di disinfettante ammesse per la disinfezione continua.
Attenersi al D.Lgs. n. 31 del 2 Febbraio 2001, secondo cui la concentrazione residua di disinfettante non deve essere superiore a 0,2 mg/l di cloro libero.

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